venerdì 4 febbraio 2011

Mentre Como sospira felice e sonnecchiante al "tavolo dell'aria", Saronno punta sul 30 per sconfiggere le polveri fini

Immagine tratta da Wikipedia

Caro Alberto,
mentre stavo leggendo questa notizia, mi sono detta:" devo sentire Alberto Bracchi*, chissà cosa ne pensa, lui che é stato l'antesignano a Como e provincia delle zone a 30!"
ed allora ecco la notizia:

Da domenica limite 30km/h a Saronno contro emergenza smog

Per un mese auto a bassa velocità, sanzioni per trasgressori
 04 febbraio, 12:04 ANSA -SARONNO (VARESE), 4 FEB
Da domenica, velocita' massima 30 chilometri orari su tutte le strade di Saronno, in provincia di Varese, contro l'emergenza smog.E' il provvedimento preso dal Comune dopo che, per quasi tutti i giorni dall'inizio del 2010, i livelli di pm10 hanno superato la soglia d'allarme. Per un mese gli automobilisti dovranno circolare a bassa velocita', con sanzioni per i trasgressori. ''Al termine del periodo di prova - spiega l'assessore all'Urbanistica Giuseppe Campilongo - valuteremo se istituire il limite di velocita' in via permanente''.(ANSA).

Certo, il provvedimento é stato preso come misura tampone rispetto all'inquinamento da polveri fini , non é dunque un provvedimento direttamente  volto a rendere più "vivibili" e sicure  le strade urbane, tuttavia mi sembra sia una decisione degna di nota!
Alberto, che ne dici?
                                                                                                    
*Alberto Bracchi, architetto, fondatore de La cittàpossibile como esperto di viabilità

4 commenti:

nsu prinz ha detto...

Avremo il popolo del suv che scende in piazza :-D

Alberto Bracchi ha detto...

ciao Cesara, partendo dal presupposto che le domeniche senz'auto siano una grossa presa per il culo, e non hanno più nemmeno quella valenza educativa che potevano avere all'inizio, ed essendo fermamente convinto, come dichiara proprio oggi (Repubblica) il Commissario europeo all'ambiente, che servano interventi strutturali e coraggiosi ... fatta questa premessa quella del Comune di Saronno mi sembra un'iniziativa interessante, anche se parziale. Ovviamente penso che dovrebbe essere l'inizio di un percorso che, al limite dei 30 all'ora, affianchi gli interventi sulle strade che lo rendano effettivamente possibile, magari in modo graduale ma organico. Sappiamo che reprimere il trasgressore è difficile e serve a poco ... il possessore di SUV in genere è la quintessenza dell'arroganza e penso che se ne fotta ampiamente delle eventuali multe. Insomma, può essere l'inizio di una politica di 'zone 30' , 'zone 20', 'zone d'incontro', e di riqualificazione degli spazi, oltre che di ripulitura dell'aria. Una politica che abbia come obiettivo chiaro LA RIDUZIONE DELLE AUTO CIRCOLANTI PRIVATE a favore di altre modalità e di altri mezzi per muoversi. In ogni caso se le auto rispettassero davvero il limite anche i ciclisti prenderebbero coraggio ...
ciao

Alberto Bracchi ha detto...

DA EUGENIO GALLI, FIAB CICLOBBY

L’appuntamento con la scadenza dei 35 giorni di “bonus” concessi ogni anno per il superamento delle soglie consentite di inquinamento atmosferico da polveri sottili sembra sempre più essere uno di quei ritornelli irrinunciabili che periodicamente caratterizzano il dibattito sui media. Quasi alla stessa stregua dell’affollamento sulle piste da sci (in inverno) o sulle spiagge (d’estate), sui flussi di esodo e controesodo nelle autostrade italiane in occasione delle vacanze di agosto.
.......
Quei trentacinque giorni sono un indicatore di efficacia delle politiche ambientali messe in campo dalle istituzioni ad ogni livello, dal nazionale al locale. Della loro capacità di coordinarsi con misure sinergiche. Del grado di rischio epidemiologico che deriva dall’abitare in luoghi nei quali quelle soglie sono sistematicamente superate, con valori anche di due, tre volte superiori alle soglie limite.
Quei trentacinque giorni non sono quindi mero gossip ma ci parlano della nostra salute, che è un bene costituzionalmente protetto e non disponibile. Dunque della nostra vita e della qualità della stessa.

Noi assistiamo attoniti al riproporsi di un dibattito che pare ogni volta uguale: quasi un gioco delle parti scritto su un copione un po’ consunto.
Milano che vanta di essere città all’avanguardia in campo ambientale e cita esempi di altre realtà che stanno peggio (mai che vengano presi a modello gli esempi virtuosi). La Regione che dice di puntare a interventi strutturali. La Provincia che rimprovera l’autoreferenzialità del Comune. Stiamo per giunta parlando, sia detto incidentalmente, di istituzioni governate da persone appartenenti alla stessa area politica.

Intanto, mentre si invitano i privati ad abbassare la temperatura nelle case, per contenere consumi ed emissioni, negli uffici pubblici i termosifoni sono bollenti. Ed è così, ogni volta, da anni. Perché?

Sulla mobilità sostenibile si ripropone un dibattito sterile che segna il fallimento di molte delle politiche sinora messe in campo e conservate a bagnomaria da una classe di governo che dimostra di essere senza una visione dell’interesse collettivo e disattenta anche rispetto alle molte istanze provenienti dalla società civile.
Solo così pare potersi spiegare ad esempio l’immobilismo che si registra su Ecopass, sui suoi destini, sulle modifiche ormai indispensabili per poter garantire l’efficacia di questa misura che, ricordiamolo, è ufficialmente, ancora oggi, allo stadio di “sperimentazione”. Occorre avere il coraggio di renderla stabile e definitiva, trasformandola in congestion charge ed estendendola almeno alla cerchia filoviaria.
Fiab Ciclobby, come altre associazioni, lo ha chiesto sin dall’inizio. Insieme ad altre misure, mai prese in considerazione (si veda a tale proposito il nostro documento del 2006).
Come ha chiesto interventi concreti a favore della mobilità ciclistica.
Dimenticato il Piano della Mobilità Ciclistica, oggetto di reiterati annunci all’inizio del mandato del sindaco Moratti, abbiamo qualche spezzone di realizzazioni sparse qua e là: nulla di realmente utile, finora. E viceversa un corso Buenos Aires dove si ridisegnano i marciapiedi ma ci si dimentica delle bici. Segno eloquente che non si è ritenuta la bici un asset della mobilità su cui puntare.
Sono tutte questioni non più eludibili.

Perché costringere i cittadini a manifestare il loro scontento protestando o a vivere rassegnati?
Una politica che è solo al servizio di sé stessa o di piccoli gruppi di potere, e non dei cittadini, non risponde alla propria missione e non ha alcun valore aggiunto per il raggiungimento del bene collettivo. Produce soltanto malessere, un senso di estraneità e cumuli di polveri.

Eugenio Galli (presidente Fiab CICLOBBY onlus)
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carlo morelli ha detto...

Senza dover essere immediatamente tacciato di stare dalla parte dei SUV esprimo comunque qualche perplessità sia pur dal basso delle mie competenze in materia, circa il fatto che il limite di trenta chilometro orari sia la migliore delle andature per ottenere una riduzione dell'inquinamento: credo sia noto a tutti che la velocità a cui una automobile consuma meno carburante è la più bassa mantenibile della marcia più alta, (a 30Km/h anche un tratto cittadino di una lunghezza discreta percorso usualmente a velocità quasi costante, come la nostra tangenziale, deve essere percorso senza poter inserire altro che la prima o la seconda marcia), con la ovvia conseguenza che le non piccole quote di carburante in più bruciato si traducono in emissioni maggiori! ...certo raggiungere i 50Km/h può essere fatto pretendendo dal mezzo un'accelerazione che aumenta l'emissione di quote incombuste di carburante, ma qui un altro dei fattori da considerare (non solo in tempi di PM10 alte ma sempre, sia ai fini dei risparmi, che della tutela dell'ambiente, che della viabilità ) sono le inadeguate o inesistenti sincronizzazioni semaforiche, che meriterebbero sicuramente maggiori attenzioni e maggiori sforzi per essere ottimizzate e ricevere il massimo contributo dell'elettronica al fine di una modulazione in tempo reale ( e non solo la dotazione elettronica dei T-red )

 
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