lunedì 30 agosto 2010

E alla fine il signor Marcello Dell'Utri non parlò


E alla fine il signor Marcello dell'Utri, nonostante il battage mediatico locale a suo favore, non è riuscito a tenere il suo intervento. Secondo quanto riferisce il principale quotidiano di Como nella sua versione online
[...] ha dovuto interrompere la presentazione dei Diari del duce, già contestati dai critici che non li ritengono originali. L'associazione partigiani, i comunisti, ma anche alcune signore di una certa età, sono insorte. «Mafioso. Ti devi vergognare. Uno solo dovete portare dentro e lo sapete. Uno solo, lui». E via. I cori sempre più alti hanno impedito al senatore di continuare a parlare.
Leggeremo nei prossimi giorni le ponderate parole degli opinionisti e assisteremo allo stracciar di vesti di qualcuno. Sarà l'occasione per riflettere a mente fredda, su quanto avvenuto. Allo stato, tuttavia, i fatti sono questi: c'era un signore condannato in appello a sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa che voleva parlare dei Diari del Mussolini. Non é riuscito a farlo. Per ora può bastare.

giovedì 19 agosto 2010

Scelte, opportunità, decenza: quando Parolario diventa una passerella.

Stemctost pubblica il 30 luglio scorso il pezzo "Se Parolario riabilita la fedina penale"dedicato alla partecipazione del senatore Marcello Dell'Utri a Parolario, il 30 agosto 2010. In quell'occasione il senatore intratterrà i presenti sui così detti Diari di Mussolini. L'autore del post si chiede come sia possibile che un soggetto condannato, tra le altre cose, a sette anni di reclusione con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa e che ha pubblicamente ammesso di utilizzare la politica come protezione dai suoi problemi giudiziari, possa partecipare a una manifestazione letteraria trattando, peraltro, un tema (quello dei Diari di Mussolini) di cui é stata più volte appurata la falsità. La stampa comasca non ha trattato la questione. Pubblichiamo in queste pagine un piccolo sondaggio: ci piacerebbe sapere cosa ne pensate.

lunedì 16 agosto 2010

Senso dello Stato

Arrivando a Palermo diventa difficile non recarsi in via d'Amelio, luogo che mi sembra inutile cercare di spiegare perché sia conosciuto. Il difficile non è arrivarci: un qualsiasi navigatore provvede allo scopo. Il difficile é non restare allibiti dalla assoluta assenza di un qualsiasi segno della presenza dello Stato, che fosse anche una semplice targa o un misero cartello indicatore. C'é, si sa, l'ulivo al quale sono appese annotazioni, ricordi o semplici oggetti di chi é passato e ha voluto lasciare un segno. Ci sono le macchine parcheggiate in mezzo alla strada, il percepibile fastidio dei condomini, i cassonetti della spazzatura. Ci sono le persone che da ogni parte d'Italia vengono a testimoniare valori indifferenti a chi governa questa città. C'é l'imbarazzo di queste persone nel giungere in un luogo diverso da quello che immaginavano, non tanto fisicamente quanto emotivamente. C'è il senso di solitudine che deriva dall'esercitare un rito di cui mancano i simboli. C'è la netta sensazione di essere estranei. C'é, in poche parole, l'assoluta assenza dello Stato. Se, a distanza di 18 anni dall'attentato, questa é la situazione, allora ha forse ragione Marcello Pera quando, nel pessimo intervento al Meeting dell’amicizia del 2002, affermò che lo Stato "non deve asservire la società civile o plasmarla, ma assecondarla o favorirla". Direi che a Palermo, in via d'Amelio, lo Stato è del tutto riuscito nell'intento.
 
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