La candidatura, nello scorso gennaio, perle primarie del centrosinistra mi ha fatto percepire la voglia di cambiamento che c'è, a partire dal modo di fare politica, dal ruolo dei partiti, fino ad arrivare al modo di pensare la città, a come cambiarla, a come viverla. Il buon riscontro avuto in quell'esperienza mi ha convinto a continuare, ad accettare la candidatura nella lista di Paco a sostegno di Gaffuri, pur nell'impossibilità di spendermi, di dedicare tempo ed energie come si conviene quando si crede in un'idea. Motivi di salute mi hanno tenuto fuori dalla bagarre della campagna elettorale, che oggi vivo come uno spettatore un po' distaccato.
Qui potrebbe nascondersi l'inganno, perchè coinvolgere realmente le persone nelle decisioni sulla città è un percorso difficile e tortuoso, in cui bisogna impegnare tutte le risorse, le competenze, ma soprattutto le capacità relazionali e umane: proprio quelle capacità che non ho visto negli amministratori uscenti, che, al di là di possibili critiche sull'operato generale, hanno toccato quella punta di cinica arroganza nella vicenda del giovane Rumesh, simbolo di tanti ragazzi che in questa città non trovano occasioni e spazi per vivere con pienezza la loro gioventù.
Bisogna che Como torni a respirare aria pulita, già detto tante volte. Non solo aria libera dalle pericolose polveri sottili, ma l'aria fresca del progetto di grande respiro culturale. Ecco quello di cui abbiamo realmente bisogno. Qualcuno obietterà “vogliamo proposte concrete”, giusto, e la risposta è subito data: è quella delle proposte sul sistema del verde dal Parco Valle Cosia fino al recupero degli spazi di vicinato, dei fazzoletti di verde fuori casa, ed è quella degli interventi per una mobilità dolce, senza motori, che ha il suo fulcro nel sistema dei percorsi ciclabili, e per una mobilità sicura per tutti con l'applicazione a tappeto dei criteri di moderazione del traffico. Cose concrete già proposte nelle schede del Piano di Azione di Agenda 21.
Il nostro obiettivo reale è quindi molto chiaro: la città a misura d'uomo e di bambino, che andiamo cercando, non è semplicemente la città funzionale e razionale con l'aria pulita, il traffico scorrevole e i servizi che funzionano. Non solo. E' la città dei piccoli eventi, delle occasioni, degli incontri, dove il tempo riacquista valore; la città delle sequenze spaziali e degli scorci, che stupisce, dove fermarsi a contemplare, meditare, giocare. Quindi fruibile da tutti con tutti i cinque sensi. E' la città che non intontisce l'immaginazione. E' la città che comunica ai suoi abitanti la gioia di appartenere a una comunità.
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