martedì 17 gennaio 2006

Magritte e la città

I quotidiani locali annunciano con una certa enfasi - in verità più il Corriere di Como che la Provincia, la quale mantiene un minimo riserbo - l'0k alla mostra su Magritte. Dato atto all'assessore Gaddi di essere riuscito a condurre in porto il suo progetto, resto sempre perplesso sul fatto se l'iniziativa debba essere letta nell'ottica di una politica di vasto raggio per Como e, soprattutto, se tale politica esista e quale sia. Ne avevo parlato in un Povertà vecchie e nuove, un pezzo pubblicato sul Pesanervi di Michele Diodati, riprendendo un intervento presso i Lions. Di quel pezzo mi piace ricordare la citazione di quello che scriveva Don Daniele Denti nella presentazione del rapporto 2002 Disagio sociale a Como e dintorni:
che futuro può avere una città di meno di 80.000 abitanti, in buona parte anziani? È una questione improrogabile. La risposta più semplice è dire che non sarà più una città. Almeno ci fosse qualcuno che teorizza questo, cioè Como città impostata solo sui servizi, sulle attività pubbliche, sulla cultura e il divertimento. Bisognerebbe dargli contro, però sarebbe almeno un'idea chiara, per quanto a mio avviso impossibile da realizzare. Invece tutti vogliamo una città viva, abitata e abitabile, accogliente e aperta alle novità del nostro tempo e assistiamo impotenti al fatto che si vada nella direzione esattamente opposta ai nostri desideri.
Il dubbio sulle politiche sociali e territoriali comasche resta: ma "abbiate pietà di quelli che sono nel dubbio" (Giuda, 22).

1 commenti:

Lorenzo Spallino ha detto...

Sono curioso anch'io ...

 
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